7 anni di José Cabeza e Julia Fontana al Teatro della Cometa
Il Teatro della Cometa, presenta, da mercoledì 13 novembre a domenica 1 dicembre, 7 ANNI, di José Cabeza e Julia Fontana con Giorgio Marchesi, Massimiliano Vado, Pierpaolo De Mejo, Serena Iansiti e Arcangelo Iannace, regia Francesco Frangipane.
Teatro della Cometa presenta “7 ANNI”. In una serata carica di tensione i quattro soci di un’azienda di successo devono decidere chi pagherà per un crimine commesso.
Teatro della Cometa presenta “7 ANNI”. Per salvare gli altri e l’azienda solo uno dei quattro si dovrà assumere la colpa e scontare sette anni di carcere.
Teatro della Cometa presenta “7 ANNI”. Ma chi lo farà? Perché?
Come in una partita di scacchi i quattro si affrontano, mossa dopo mossa, alla ricerca dello scacco matto.
A dirigere la partita un arbitro che li aiuterà a trovare le risposte che cercano per arrivare a una possibile soluzione.
Note di regia
7 anni di carcere sono tanti? Possono cambiare la nostra vita?Quanto valgono? Possono essere barattati con qualcos’altro?
Sono questi gli interrogativi che si pongono i protagonisti di questa pièce, che si pone il pubblico insieme a loro e che mi sono posto anch’io per costruire la partitura tragica di questa spietata commedia.
La storia infatti è solo un meraviglioso pretesto per raccontare altro:
l’amicizia, l’amore ma anche la codardia e la meschinità messe a nudo da un evento scatenante che trasforma pian piano i protagonisti da potenziali vittime in autentici carnefici, essendo quella l’unica luce verso la salvezza.
Cosa si è disposti a dire e a fare pur di salvarsi? Tutti interrogativi che mi permettono di indagare ancora una volta, come nei miei precedenti lavori, sulla psiche dell’essere umano.
Sui quattro soci, amici, amanti, vittime/carnefici di questo gioco al massacro ma anche sul mediatore, la figura naïf venuta dall’esterno e che li deve aiutare a decidere chi andrà in carcere.
Se da un lato è la voce dello spettatore dall’altro è colui che aiuterà lo spettatore stesso a trovare le risposte a quei perversi interrogativi.
L’epilogo beffardo è l’occasione per rendere ancora più tragica la condizione dei protagonisti e per permetterci di proiettarci oltre la situazione stessa, oltre l’immaginabile, lì dove neanche il testo arriva e dove invece deciderà di arrivare lo spettatore.
Il tutto in un’idea di messa in scena, ormai imprescindibile per me, che vuole continuare a tenere il pubblico dentro la scena e accompagnare lo spettatore per mano dentro la storia stessa fino a condividere le emozioni dei personaggi e farsi carico delle domande e dei dilemmi che travolgono i protagonisti. (Francesco Frangipane)
Ufficio Stampa Compagnia
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maurizioquattrini@yahoo.it
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