Al Teatro Verde “Cento anni di Pasolini”. Proiezione del documentario “Un intellettuale in borgata”. Con la presenza degli studenti dell’Istituto Federico Caffè di Enzo De Camillis
Al Teatro Verde “Ce. Grazie al Presidente del XII Municipio Elio Tomassetti e all’Assessore alla Cultura Gioia Farnocchia, P.P. Pasolini viene ricordato con una proiezione del documentario “Un Intellettuale in Borgata” di Enzo De Camillis.
La proiezione si è tenuta presso il Teatro Verde di Roma con un pubblico di studenti del Federico Caffè organizzato dalla prof.ssa Isabella Cognatti e presentato dalla giornalista Rai Stefania Giacomini.
Il film con la partecipazione di Leo Gullotta, racconta P.P. Pasolini a Monteverde dove ha abitato dal 1954 al 1963.
Durante la proiezione sono intervenuti testimoni che hanno conosciuto P.P.P. come: Sergio Giussani (produttore), Roberto Girometti (Direttore della Fotografia), Silvio Parrello (citato nel libro “Ragazzi di Vita” di P.P. Pasolini), il Prof. Trotta (insegnante del corso di pittura dell’Accademia delle Belle Arti).
Al Teatro Verde “Cento anni di Pasolini”. “Un Intellettuale in Borgata” documento culturale sul pensiero Pasoliniano
E’ il titolo del docu-film del Regista Enzo De Camillis narra la vita e i pensieri di Pier Paolo Pasolini in particolar modo (dal 1954 al 1963) abitando a Donna Olimpia, uno dei contatti fondamentali con il mondo delle borgate romane vivendo a Monteverde prima in via Fonteiana e poi in via Giacinto Carini dove abitava l’amico e poeta Attilio Bertolucci.
Monteverde rappresenta, dunque, una tappa fondamentale per l’esperienza culturale ed umana di Pasolini: è qui che ha scritto opere come il romanzo “Ragazzi di Vita”, i cui primi due capitoli sono ambientati nelle case popolari di via di Donna Olimpia.
Al Teatro Verde “Cento anni di Pasolini”. Il film racconta Pier Paolo Pasolini nei difficili anni del suo arrivo a Roma con la madre.
Ed è proprio qui, con la quotidianità e le durissime condizioni di vita di questa “borgata” romana a sensibilizzare il poeta diventando un osservatore sociale attraverso il quale muoverà i primi passi di quella esperienza umana che descriverà nelle opere di indagine e denuncia sociale durante la sua storia da intellettuale ed artistica.
E’ da queste riflessioni che nasce il romanzo “Ragazzi di Vita”, con violentissime polemiche anche negli ambienti culturali della sinistra e, in particolare nel PCI.
Erano le accuse di un mondo politico miope in contrapposizione alla lungimiranza culturale di Pasolini, che avranno il loro tragico epilogo proprio nelle pagine di “Petrolio” con la denuncia di un mondo economico che si stava preparando alla globalizzazione dei nostri giorni.
Il film sottolinea la sua ricerca continua su l’onestà culturale delle “borgate” in contrasto con le rigidità intellettuali del periodo sottolineato dai suoi film; “Accattone” e “Mamma Roma” o nelle sue dichiarazioni sul potere mediatico della televisione espresse in un’intervista RAI di Enzo Biagi.
La sua lungimiranza culturale si spingerà fino alla lucida denuncia delle trame oscure di quella strategia della tensione di “Io so… ma non ho le prove” pubblicata nel 1974 dal Corriere della Sera.
Come sottolinea il titolo del documentario di Enzo De Camillis su Pier Paolo Pasolini è sempre stato Un intellettuale in borgata e la stessa sua vita e morte l’hanno dimostrato insieme alle sue opere e ai suoi film che, a detta di Maurizio Ponzi (regista), riscrissero la grammatica stessa del cinema.
De Camillis usa immagini di repertorio ed eccellenti pensieri di personaggi del calibro di Stefano Rodotà, Ugo Gregoretti, Pupi Avati, Gianni Borgna, scomparso di recente, Citto Maselli, Renato Parascandolo.
Ripercorrere molte delle fasi del poeta, ancora moderno e disarmanti, Pasolini pensiero, dando vita con il suo documentario non tanto a un lavoro mirato ad idolatrare l’uomo quanto a una ennesima conferma visiva della lungimiranza geniale dell’intellettuale del quale ogni frase ancora oggi è contemporanea sentenza.
Il testo integrale di “Io so. Ma non ho le prove…”, è recitato in maniera eccelsa da Leo Gullotta.
Lui, Pasolini, sapeva già 40 anni fa, ed è ancora un piacere starlo ad ascoltare. Dargli, ancora, ragione.
Francesco Fusco
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