L’Enrico IV di Pirandello scritto e riadattato da Gianluca Riggi al Teatro Furio Camillo dal 24 al 26 gennaio.
L’Enrico IV nella versione di Luigi Pirandello al Teatro Furio Camillo, testo scritto nel 1921, è uno dei capisaldi della letteratura teatrale contemporanea, e forse di ogni tempo.
Vi sono i temi tanto cari all’autore siciliano, i personaggi ed i loro doppi, ogni uomo interpreta un personaggio che a sua volta è attore di una commedia rappresentata non tanto per gli altri, non tanto per se stessi, ma per l’immagine riflessa di sé allo specchio.
Il riadattamento a due attori, che ne fa Gianluca Riggi insieme a Riccardo Cananiello, diviene gioco portato fino alle estreme conseguenze. Teatro Furio Camillo.
In scena sono presenti solo due attori, gli spettatori verranno chiamati a sostituire gli altri personaggi della commedia pirandelliana; il teatro dell’assurdo, di cui Pirandello è un precursore, con questo testo, e poi ancor di più con i Giganti della Montagna, si trasforma in teatro dell’oppresso; se nell’originale, Enrico IV si finge folle dinanzi ai suoi ospiti ed ai suoi servi, per svelare poi la sua recuperata “normalità”, qui abbiamo l’attore che gioca con lo spettatore, che ne svela il tacito patto.
I due interpreti cercheranno di riscoprire l’umanità dispersa dietro il vivere quotidiano, nella routine giornaliera, nell’ipocrisia delle convenzioni; in questo adattamento dall’originale pirandelliano, Gianluca Riggi e Riccardo Cananiello spogliano i personaggi per lasciare gli attori nudi dinanzi allo spettatore.
Teatro Furio Camillo. Una messa in scena ironica ed irriverente che gioca con le parole ed i personaggi di Pirandello, cercando di contestualizzarli; ad un secolo di distanza dalla scrittura dell’Enrico IV.
Dopo aver abbattuto la quarta parete, si proverà ad entrarne ed uscirne con leggerezza, facendo risaltare la poesia struggente di alcune battute dell’originale pirandelliano e la grottesca comicità del tutto.
Lo spettatore è chiamato a partecipare attivamente, non è passivo dinanzi alla follia di Enrico IV, e alla costruzione scenica organizzata da Riccardo Cananiello nei panni de Il Monaco Giovanni, allo stesso tempo ne subisce la violenza per il semplice fatto che i due interpreti conoscono la strada da percorrere.
Pirandello cita apertamente l’Amleto di Shakespeare, e a sua volta verrà citato da Camus nel Caligola nella scena della Luna, Caligola era solo con il suo fedele Elicone, qui Enrico è solo con il suo fedele biografo il Monaco Giovanni, l’Enrico IV è un percorso nel Teatro e nell’evoluzione della nostra società.
“E salutatemi tutte le tradizioni! Salutatemi tutti i costumi! Mettetevi a parlare! Ripetere tutte le parole che si sono sempre dette? Credete di essere vivi? Rimasticate la vita dei morti!”
I due interpreti si muovono su di una pedana di due metri e venti per due metri e venti, su di essa la sedia/trono dell’Imperatore Enrico IV ed il seggiolino del Monaco Giovanni, Enrico IV si muove con una cornice vuota (soprattutto nel primo atto), se la porta appresso, implora il Papa Gregorio VII, che lo faccia uscire dal quadro, che rappresenta i suoi 26 anni in cui è incastonato, e gli consenta di vivere la vita da cui è escluso.
Di fianco al trono la cornice vuota che incastona l’immagine (mancante) di Matilde di Toscana, quella di Canossa.
Sei sedie circondano la pedana, per i cinque personaggi principali che accompagnano Enrico IV ed il Monaco Giovanni, Matilde Spina, la figlia Frida, Carlo di Nolli, il dottore, il Barone Tito Belcredi, le cinque sedie verranno occupate da cinque spettatori “privilegiati”.
Una sesta sedia verrà occupata dal cappello vuoto della madre dell’Imperatore, Agnese di Savoia.
Di fronte ad ogni sedia una cornice.
Gianluca Riggi/Enrico e il Monaco Giovanni/Riccardo instaureranno un dialogo stretto con tutti gli spettatori ed in maniera particolari con i cinque spettatori “privilegiati” a cui verrà consentito di sedersi attorno alla pedana.
info e organizzazione e prenotazioni:
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